La termografia può essere divisa in due diverse metodologie applicative che sono: Termografia passiva - Termografia attiva
La prima si limita a misurare la temperatura dei componenti che si riscaldano per effetto Joule, attrito, difetti d’isolamento, ecc. mentre la termografia attiva richiede il riscaldamento della superficie con potenze termiche, frequenze, e tempi decisi dall’operatore in funzione delle caratteristiche del provino da esaminare. Se l'oggetto da testare è in equilibrio con il suo ambiente si può creare un flusso di calore nell'oggetto riscaldando la superficie con una sorgente di stimolazione termica. Difetti superficiali e sotto superficie riflettono questo flusso di calore dando come risultato una distribuzione disomogenea della temperatura sulla superficie che può essere rilevata da una termocamera di elevate prestazioni. La termografia attiva è composta di termocamera, sistema di stimolazione termica (spesso una lampada), PC con scheda di acquisizione e software di controllo, elaborazione e registrazione immagine termica. E’ preferibile che la termocamera sia da laboratorio con sensore raffreddato, con uscita digitale che viene interfacciata con un PC che comprende il software di elaborazione. La stimolazione termica può essere fatta da diverse fonti di calore tipo Lampada, Flash, Laser, Ultrasuoni, Induzione ecc. che deve essere sincronizzata dal PC con l’acquisizione dell’immagine. Il PC di controllo deve permettere di regolare i parametri della termocamera e i tre principali parametri della stimolazione termica: Potenza – Frequenza - Durata del ciclo
La distanza tra sistema di stimolazione e oggetto deve essere fissata dall’operatore in base al tipo di stimolazione, potenza massima disponibile, FOV della termocamera e grandezza del provino.